Gli oleoliti

Tra le preparazioni erboristiche più semplici da fare in casa e di più grande soddisfazione, ci sono gli oleoliti. Consistono nella macerazione o meglio “digestione” di alcune parti di vegetali ma anche di minerali ottenendo un’estrazione di alcuni principi attivi che passeranno dal vegetale all’olio rendendolo un veicolo perfetto per la conservazione e per l’uso. Non bisogna confondere gli oli essenziali con gli oleoliti, perché sono preparazioni totalmente diverse.

Ovviamente non tutti i  principi attivi sono liposolubili, per altri è meglio un’estrazione in acqua come tisane e decotti, mentre per altri è meglio in alcool come le tinture o in glicerina ed alcool come i gemmoderivati.

I più semplici ed immediati da fare sono quelli di calendula, camomilla, lavanda e iperico. Soprattutto quest’ultimo quando diventa di un bel colore rosso è davvero soddisfacente!

Gli oli da utilizzare per l’estrazione sono quelle che vanno meno soggetti all’irrancidimento come ad esempio l’olio di oliva, ricco di vitamina E e l’olio di jojoba che essendo una cera liquida non è soggetto ad irrancidimento. Il problema di quest’ultimo è il costo elevato.

Di solito io utilizzo olio extravergine di oliva (bio) oppure olio di girasole (bio, deodorato). Si può ovviare al problema con l’aggiunta di vitamina E pura (tocoferolo) agli oli, ma non è facile procurarsela ed è abbastanza costosa.

Per rimanere sul semplice che è sempre il meglio, io utilizzo gli oli di oliva o girasole e utilizzo il preparato in tempi abbastanza brevi conservandolo in un luogo fresco e buio.

Lo preparo così: una volta raccolte le piante o i soprattutto i fiori, li lascio ad asciugarsi un pochino, poi li metto in un barattolo di vetro che li contenga bene senza pressarli. Aggiungo olio fino a coprirli bene, il vegetale deve stare sotto l’olio perché l’aria potrebbe farlo ossidare o creare muffe. Chiudo il barattolo senza stringere e inizio la macerazione che durerà circa 40 giorni. Se utilizziamo vegetali freschi non sigillare il vaso e non riempirlo del tutto per dar modo all’umidità di evaporare  e non creare muffe. Nel caso di vegetali con molta acqua si può procedere con alcune accortezze che vi dirò.

Se vogliamo guardare anche la luna meglio iniziare in luna calante che toglie, non sollecita le fermentazioni.

Per quanto riguarda il luogo dove avverrà la digestione ci sono opinioni contrastanti. C’è chi dice al sole, chi dice al buio, che dice al sole ma coperte di carta stagnola. Io agisco a seconda della pianta. Come linea generale sono del parere che il sole col suo calore e la sua energia (anche quella sottile, eterica) faccia bene soprattutto alle piante solari, ma anche alla maggior parte delle altre, fatta eccezione magari per quelle saturnine.

Se optiamo per il sole, vanno esposte al sole di giorno e riposte in casa la notte e in caso di pioggia. Scuotere i vasi ogni 2/3 giorni. Controllare che però non si superino i 40/50 gradi, pena la perdita degli attivi termolabili.

Per la raccolta del vegetale vi do qualche indicazione.

Innanzitutto raccogliere piante lontano da strade e fonti di inquinamento, anche elettromagnetico, quindi evitare ripetitori, antenne e cavi dell’alta tensione etc.

Raccogliere nel tempo balsamico della pianta, ovvero, se si tratta di fiori quando sono nel periodo di massima fioritura. Consultare eventualmente la scheda delle piante relative su qualche libro o on line.

L’ideale sono le piante spontanee perché sono le più forti, ricche di energia e principi attivi, se questo non è possibile almeno che siano piante sane. Ovviamente non le specie protette (come ad esempio l’arnica).

L’ideale sarebbe raccogliere la pianta nel giorno o nell’ora del pianeta, ma non sempre è possibile quindi ritengo sia più importante la disposizione d’animo, l’approcciarsi alle piante con intento non distruttivo, raccogliere solo quello che ci serve e ringraziare. Parlare con la pianta e chiedere di essere nostra alleata nel preparato che faremo è anche una buona pratica.

Raccogliere i fiori in tarda mattinata o fino a mezzogiorno in un giorno assolato, questo perché così avranno avuto il tempo di asciugarsi dalla rugiada notturna e di aprire bene le corolle. Dopo le 15 è sconsigliabile raccogliere. Lasciarli un poco al sole a perdere un po’ di acqua di vegetazione e poi procedere.

Trascorsi i 40 giorni filtrare il preparato attraverso un colino ed un filtro di garza o di velo (tipo quello delle bomboniere), strizzare bene il vegetale e, se decidete di utilizzarla, aggiungete ora la vit. E, poi riponete tutto in bottiglie di vetro scuro, ben etichettate con nome della pianta e data di preparazione.

Alcuni vegetali molto coriacei o non perfettamente liposolubili hanno bisogno di un passaggio in più, ovvero una breve macerazione in alcol per poi essere passati in olio, facendo evaporare la parte alcolica con un bagnomaria, in modo che il principio attivo estratto dall’alcol passi all’olio ad esempio il lauro, bacche e foglie e il caffè.

Anche la carota ha bisogno di un passaggio intermedio perché molto ricca di acqua. Una volta grattugiata se si mette direttamente in olio fermenta o va in putrefazione, nel migliore dei casi l’acqua che espelle si deposita sotto l’olio e non è facile da separare dal prodotto finito.

Quindi una volta grattugiata, per ogni 100 gr di vegetale grattugiato aggiungere 10 gr di alcol a 90° che previene la fermentazione e l’ossidazione, fungendo da conservante e mescolare bene. Poi si procede come al solito lasciandolo al sole solo per 15/20 giorni prima di filtrare.

Esistono anche metodi a caldo che in poche ore permettono di avere un unguento pronto per eventuali emergenze. Io li utilizzo soprattutto per la saponificazione, dove non ha importanza la qualità eccelsa. In ogni caso vanno preparati a bagnomaria, mantenendo una temperatura del preparato non superiore a 60 gradi, da due a quattro ore.

Maria Treben, nel suo famoso libro “La salute dalla farmacia del Signore” dà alcune ricette di unguenti che vi passerò così come sono. Non le ho sperimentate. Come base veicolante lei utilizza il grasso e lo strutto che non mi sento a mio agio ad utilizzare.

Oleolito di calendula

La calendula è una pianta solare e quindi andrebbe raccolta di domenica, giorno del sole.

E’ un olio perfetto per la pelle, ricco di antiossidanti e vitamina A, cicatrizzante, emolliente, lenitivo, antinfiammatorio, utile contro le scottature anche solari (in questo caso meglio utilizzarlo mescolandolo a un poco di gel di aloe vera per un effetto rinfrescante e davvero idratante che calmerà anche i sintomi. Buono anche per le irritazioni da pannolino dei bambini, si può preparare una pomata all’ossido di zinco unendo questo oleolito alla polvere di ossido di zinco fino ad ottenere una pasta morbida.

Efficace contro le micosi.

Pomata di Calendula di Maria Treben: tritare 4 manciate abbondanti di calendula, foglie, fiori e e gambi), riscaldare 500 gr. di grasso o strutto fino a farlo bollire e versarvi le calendule facendole soffriggere brevemente. Spegnere il fuoco e lasciare riposare una giornata. Il giorno successivo riscaldare fino a sciogliere il grasso e filtrarlo attraverso un panno.

Oleolito di lavanda

Lavanda in Provenza

La lavanda è una pianta mercuriana e quindi andrebbe raccolta di mercoledì.

Raccogliere la lavanda quando è ben aperta e profumata e le api ronzano felici per bottinarla. La tradizione vuole che sia raccolta per San Giovanni ma non sempre la fioritura coincide, quindi io di solito ne raccolgo comunque una parte il 24 giugno e quella restante a fioritura piena.

È un oleolito che trattiene il meraviglioso evocativo profumo della lavanda

E’ un poente antinfiammatorio, utile per la cute irritata o affetta da dermatiti, eczemi, è utile nella cura della pelle grassa e anche come olio struccante eudermico. Si può efficacemente utilizzare per massaggi soprattutto in caso di dolori muscolari e contratture, agisce sia a livello fisico che psicologico perché ha forti proprietà rilassanti.

Si può utilizzare sul cuoio capelluto quando è irritato o affetto da forfora. In questo caso è utile anche un leggero scrub che purifica e la cute lasciandola respirare. In una ciotolina mettere 3 cucchiai di zucchero un cucchiaino di miele e oleolito di lavanda fino ad ottenere una pappetta da sfregare sul cuoio capelluto coi polpastrelli. Lasciare agire qualche minuto, magari passando un poco di oleolito (o un olio vegetale) sulla lunghezza del capello e poi passare al lavaggio.

Si può passare sulla pelle dopo la depilazione, da solo o unito all’oleolito di calendula per calmare la pelle e ridurre la possibilità di peli incarniti.

Anche l’uso come emolliente dopobagno sulla pelle umida è ottimo specialmente dopo una giornata passata al sole.

Oleolito di iperico

Iperico

Pianta gioviniana anche se appare solare, si raccoglie di giovedì.

Chiamata anche erba di San Giovanni, questa è proprio la pianta magica che va raccolta il 24 giugno per il solstizio d’estate. Anche per questa vale lo stesso discorso della lavanda.

I piccoli capolini fioriti messi in macerazione renderanno l’olio di un bel colore rosso vivido grazie all’ipericina, il principio attivo color rosso contenuto in minuscole sacche dei petali e foglie, come sangue della pianta.

E’ un antinfiammatorio, ottimo per le scottature, rigenera e ossigena la pelle, rendendola tonica, cura le smagliature, ferite, piaghe.

Fare attenzione a non usarne troppo prima di esporsi al sole perché è fotosensibilizzante, ottimo invece come doposole unito magari ad aloe.

In inverno protegge da screpolature la pelle, come se avesse accumulato il calore del sole al suo interno.

Per l’uso contro le scottature, Maria Treben consiglia di usare l’olio di lino per la macerazione,

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