
Questa torta deliziosa mi riporta indietro all’infanzia direttamente a casa di mia zia. Nel tempo delle castagne ne faceva sempre alcune. Erano i primi anni ’70, lei preparava gli impasti ma poi le mandava a cucinare al forno perché allora in casa si usava solo il forno della stufa, ottimo per certe cose, ma totalmente inaffidabile nel caso servisse un controllo della temperatura. Quello della cucina economica anche se presente era, non so perché, misterioso e inquietante e pertanto non veniva utilizzato. Mai.
Ricordo una stanza non riscaldata al primo piano che fungeva da dispensa e da sgabuzzino, dove su uno scaffale riposavano al fresco le torte o i “sugoli”, i deliziosi budini di mosto fresco, a seconda delle stagioni .
Era la stessa stanza dove mia zia teneva le scarpe, quelle col tacco che mi facevano impazzire già allora, sebbene avessi solo 7 o 8 anni. Le provavo e le riprovavo e a forza di farlo le rompevo perché non arrivavo sopra al tacco col tallone, ma premevo col mio peso, seppure esiguo allora, nell’arco tra pianta e tacco, sforzandole e rompendole. Quella storia d’amore tra me e le scarpe con tacchi alti non è mai finita e ancora li adoro, sebbene abbia ormai detto addio a quelli vertiginosi in favore, ahimè, di altezze più ragionevoli.
Per lungo tempo li ho considerati un accessorio irrinunciabile culminando con il mio periodo di folle amore per il burlesque
Quando ero ragazzina, mettere i tacchi diventava una specie di rito iniziatico di ingresso nell’età adulta.
Ma torniamo alla torta.
Non so chi le avesse dato la ricetta, ma la zia era un pozzo di ricette interessanti e cucina sublime.
La torta è composta da un involucro di “pasta matta” ovvero farina, acqua e una nocciolina di burro, mentre l’interno è cremoso e delicato ma comunque asciutto abbastanza da tenere la fetta.
Ovviamente non è una torta light!
La preparazione è piuttosto lunga ma a mio parere ne vale assolutamente la pena.
Le quantità non sono scritte nella roccia ma sono piuttosto “indicative”.
Partiamo dalle castagne
Ne occorreranno circa 800 gr/1 kg che andremo a cuocere al forno, o lessate; l’importante è ottenerle sbucciate dal guscio e anche dalla sottile pelle interna.
Ultimamente mi avvalgo di questo metodo: tolgo la buccia esterna e poi le tuffo in acqua a bollore, le lascio qualche minuto e con certosina pazienza tolgo la pellicola marrone.
Bene, ora le mettiamo in un tegame capiente e le copriamo di acqua. Per insaporire aggiungiamo buccia di arancia (solo la parte arancione), un poco di estratto di vaniglia e mettiamo a cuocere finchè sono disfatte e l’acqua assorbita. Se serve acqua aggiungerla poco alla volta.
Le passiamo al passaverdure, non frulliamo col robot perché si snervano e perdono carattere.
Di questo preparato ce ne servono 700 gr.
Prepariamo una pasta matta con 200 gr farina, una nocciola di burro, un pizzico di sale e tanta acqua quanta ne serve ad impastare, ne serviranno circa 80 gr/ml.
Una volta ottenuto un composto liscio ed elastico lasciamo riposare coperto da una ciotola per 10/15 minuti poi tiriamo una sfoglia sottile con la quale fodereremo una teglia da 28 cm imburrata e infarinata. Stendiamo la sfoglia oltre il bordo perché non ricada all’interno e tagliamo l’eccedenza proprio sotto il bordo esterno. Fate molta attenzione a non forare la sfoglia. Se ciò accadesse, ritagliate un pezzetto dall’eccedenza e, dopo averlo bagnato con acqua, appoggiatelo sulla parte rotta creando una toppa.

Ora il ripieno:
- 700 gr purea di castagne
- 250 gr zucchero
- 4 uova
- 1 cucchiaio e mezzo di estratto di vaniglia o 2 bustine vanillina
- 50 gr di rum scuro e 50 gr di alchermes
- 1 lt di latte intero
Mescolare lo zucchero alle castagne, aggiungere le uova una alla volta, la vaniglia e gradualmente il latte. Infine i liquori.

Il composto risulterà molto liquido.
Versiamolo nella tortiera rivestita di sfoglia e inforniamo a 170° per un’oretta circa. Controllare ogni tanto come procede, non c’è nessun pericolo ad aprire il forno. Fare la prova dello stecchino e se risulta pulito e asciutto spegnere il forno e lasciarla raffreddare.
Conservare in frigo. La sfoglia esterna serve più che altro come contenitore, ma ovviamente si può mangiare, semplicemente non aggiunge nulla al sapore.
Ed ecco qua un dolce che sa di cose antiche e di tempo speso a fare le cose con amore.
e per finire abbino due libri. il primo, visto che si parlava di tacchi mi è venuto in mente subito. E’ un libretto simpatico, forse per un pubblico giovane, ma è carino e mi ha fatto sorridere. Certo non avevo bisogno di essere convinta sul fatto di usare i tacchi, ma me lo ha regalato un’amica in un periodo in cui avevo proprio bisogno di sorridere

e poi ero indecisa, ma alla fine ho optato per “l’indomabile tribù delle Ya-Ya sisters”, romanzo interessante, un coro di voci femminili, amicizie inossidabili e segreti, perfetto da gustare con una fetta di torta di castagne magari decorata con un bel ciuffo di panna……

