

autoprodurre per il bene di tutti 
La mia esperienza nell’autoproduzione è iniziata molto presto perché venendo da un mondo legato alla terra, da genitori che avevano vissuto la guerra, il “saper fare” è sempre stato essenziale. Buttare soldi per cose che si potevano autoprodurre era impensabile anche perché effettivamente a volte questi soldi mancavano. Poi c’è stato il boom e l’avvio del consumismo assurdo che stiamo tuttora vivendo con costi enormi per noi e per tutto il pianeta. Con l’idea di fare girare l’economia si giustifica lo spendere per comprare cose inutili e superflue, magari con il paravento di proteggere i posti di lavoro.
Questa cosa se ci pensiamo bene non ha senso. Dare lavoro a persone per produrre cose inutili sprecando risorse preziose e generando inquinamento, perché tanti le possano comprare coi soldi guadagnati facendo un lavoro che non piace, per poi buttarle nel giro di poco, producendo imponenti masse di rifiuti e altro inquinamento. Viviamo in case piene di oggetti inutili che ci danno ansia invece che piacere.
Non potremmo lavorare in modo da avere la risorsa in definitiva più preziosa e non generabile, il tempo?

Lavorare meno, comprare meno e avere tempo? Trovare la maniera di guardarci dentro e chiederci cosa vogliamo, cosa ci piace.
Il successo mondiale di libri come quello di Marie Kondo, il moltiplicarsi di blog e articoli sul minimalismo ci suggeriscono che qualcosa si muove, che c’è voglia di cambiare, di eliminare il superfluo e fare pulizia e nitidezza, fuori e dentro.
Ci siamo accorti che il modello attuale non può reggere a lungo ma è fatica distaccarsene. Cosa possiamo fare? Cominciamo dalle piccole cose. Il motivo iniziale può essere sia che abbiamo meno soldi, sia che vogliamo contribuire al cambiamento, in ogni caso le prime cose da fare sono:

A volte compriamo qualcosa perché è bello, perché siamo tristi, perché siamo felici, per premiarci, perché siamo stressati…..non perché ci serve. Quindi ogni acquisto andrebbe valutato attentamente, non solo quelli importanti per i quali lo facciamo già, ma anche per quelli piccoli, da pochi euro che ci tentano “in fondo costa poco”. Questi pochi euro si accumulano e alla fine sono una cifra importante che si potrebbe tradurre in meno ore da lavorare per guadagnarli e quindi più tempo per noi. Fare attenzione alle piccole spese contribuisce a frenare quella che rischia di diventare un’emorragia di denaro. Chiediamoci sempre la vera motivazione di quel che vogliamo comprare. A me capita di comprare più cibo perché mi piace cucinare, perché se mi viene in mente di fare qualcosa ho già tutto, perché ho la mentalità del “granaio pieno”, delle scorte. Questo viene probabilmente da un problema col controllo; se tanto nella mia vita non va secondo i miei piani, almeno su qualcosa voglio avere il controllo. Solo che finisco per mangiare di più e buttare anche via. Questo non ha senso. E in più ingrasso !
Quando vogliamo comprarci un capo di abbigliamento dovremmo chiederci se è perché ci serve, perché ci gratifichiamo e compensiamo altro oppure perché non ci piacciamo, con la speranza di apparire diversi.
Tutto questo non porterà a nulla, perché se non stiamo bene dentro, non sarà un oggetto a cambiare le cose.

Io non sono una minimalista, proprio no! Ma mi rendo conto che essere così attaccati agli oggetti è una forma distorta di controllo, perché alla fine saranno questi oggetti ad avere il controllo su di noi. Mi son resa conto con orrore durante ben 3 traslochi in tre anni che ho una quantità di oggetti assurda che non utilizzo e non ricordo neanche!
Nel mondo in cui viviamo noi abbiamo un valore primario come consumatori. Per questo veniamo tracciati, analizzati, inseriti in liste a seconda dei siti che visitiamo e delle cose che compriamo.
Pensiamoci e chiediamoci se siamo davvero fighi per aver comprato l’ennesimo oggetto del desiderio che qualcuno ha creato appositamente per noi polli…….
Un’altra cosa da fare è evitare le tentazioni. Non andiamo nei centri commerciali, ben definiti da Stefano Benni “spendodromi”, possiamo sentirci smart, ma ogni cosa là dentro è messa in modo da indurci in tentazione. Quante volte siamo andati a comprare solo due cose e siamo usciti carichi come degli sherpa?
Pensiamo alle macchine per pop corn, le piastre da crepes, le friggitrici, le gelatiere e yogurtiere che abbiamo comprato e abbandonato o anche regalato…sedotte e abbandonate!
Un’altra bella abitudine sarebbe tornare a pagare in contanti, so di essere controcorrente, forse fuorilegge, ma non c’è nulla come veder uscire fisicamente i soldi dal portafoglio che ci dia la dimensione di quanto spendiamo. Il denaro virtuale rende virtuale anche la sua presenza/assenza.
E ora veniamo all’autoproduzione
Che cosa mi autoproduco io?
Saponi solidi e liquidi, cosmetici, prodotti pulizia e igiene personale, faccio l’orto, cibo, preparati erboristici, oggetti vari, abiti, riparazioni varie, rinnovo alcune cose invece di comprarle.
Perché? Per le ragioni di cui sopra, perché mi dà soddisfazione, perché le cose fatte da me hanno un valore aggiunto.
Come si inizia? Anziché dire io non so fare, dico come posso farlo? E mi attivo per capire, studiare, trovare tutorial, chiedere a chi lo sa.
Dal prossimo articolo inizierò per argomenti a raccontare cosa faccio e come lo faccio, vi racconto la mia esperienza così potrete fare la vostra per essere protagonisti di un cambiamento necessario
Il sapone solido
Il sapone liquido
Il sapone liquido per bucato e l’ammorbidente
Le creme
Le pomate
Vari cosmetici
Hennè