Autoprodurre il sapone (solido)

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Questo che segue fa parte della dispensa che consegno quando tengo delle lezioni e contiene molte delle cose che so sui saponi, che ho imparato nel corso degli anni e che avrei voluto sapere quando ho iniziato. Non faccio saponi perfetti, continuo ad imparare.

Il sapone è chimicamente un sale derivato dalla reazione di un acido debole, l’olio e una base forte, l’alcale che nel nostro caso è l’idrossido di potassio noto come soda caustica.

Da Wikipedia: La saponificazione è il processo per la produzione del sapone a partire da grassi e idrossidi di metalli alcalini. In termini tecnici, la saponificazione è l’idrolisi basica (solitamente si impiega soda caustica, NaOH) di un trigliceride per produrre il corrispettivo sale sodico (carbossilato, più propriamente). Assieme al sapone, i tradizionali processi di saponificazione producono glicerolo. Si definiscono “saponificabili” tutte le sostanze convertibili in sapone.

Il sale è basico, ovvero ha un ph alto compreso di solito tra il 9 e l’11, ma non danneggia la pelle che è acida, perché dopo l’utilizzo essa ritorna subito al suo ph naturale e la glicerina prodotta dalla saponificazione oltre allo sconto soda, rendono la pelle morbida e nutrita.

Per quelli da bucato, più aggressivi, il ph è ancora più alto, perché deve “aggredire” lo sporco.

Il sapone solido senza soda caustica (idrossido di sodio) NON si può fare. E vero che essa è fortemente caustica e inquinante se dispersa, ma se trattata con rispetto e nella maniera corretta non fa alcun danno e non inquina perché il risultato finale che è il sapone, se ben formulato, non contiene più soda libera ma solo un composto prodotto dalla reazione dei suoi componenti. Questa reazione chiamata saponificazione avviene quando l’alcale incontra il grasso e miscelandosi si annulla completamente.

il sapone quadrato è stato fatto col cartone del latte, infilando un legnetto che ha lasciato il buco, così da mettere spago o nastro per appenderlo

Ben formulato significa che la formula o ricetta ha previsto la giusta quantità dei due componenti in modo che l’olio reagisca con tutta la soda presente e alla fine essa sia tutta “consumata” lasciando una parte di olio ancora libero, per questo è importante non improvvisare ma calcolare sempre o affidarsi a ricette collaudate.

Apro una parentesi che riguarda il famoso sapone fatto con la cenere. Mia nonna, mia zia  e tutti quelli che conosco non la usavano, piuttosto utilizzavano la lisciva direttamente, il cosiddetto “ranno” che veniva colato bollente sulla biancheria attraverso vari teli, mia zia lo faceva sempre e io ho partecipato diverse volte, rendeva i panni bianchissimi e profumati di pulito. Quando invece facevano il sapone usavano l’idrossido di sodio anche allora.

On line si trovano tante ricette ma io ho seri dubbi che siano state effettivamente testate da chi le posta, ma posso sbagliarmi, io non l’ho mai fatto per alcune ragioni che vi esporrò. Il lavoro da fare per ottenere la lisciva è piuttosto sporco e scomodo. Si tratta di reperire la cenere che sia di sola legna, no cartone, no cose verniciate, no pezzi di mobili truciolati, no pellet etc, si tratta di farla bollire in acqua e poi di filtrarla due o tre volte per ottenere un liquido piuttosto chiaro e caustico, ma, attenzione, non è possibile sapere esattamente quanto alcale effettivamente contenga quindi una volta fatto il sapone non so se otterrò un prodotto delicato o se sarà invece troppo aggressivo. Il secondo motivo è che anche se ottenessi un sapone sarebbe molle e non indurirebbe, la consistenza verrebbe quella del sapone “alga” al cocco, ma non trasparente. Il motivo è che nel migliore dei casi otterremo un sapone con un misto non quantificabile di sodio e potassio, ma per lo più potassio. La pasta di sapone ottenuta dalla potassa (KOH) è quella che io produco per ottenere il sapone liquido, che sarà uno dei prossimi articoli, ma è malleabile e non utilizzabile in saponetta.

Potassio che ho estratto da cenere tramite liscivazione e calcinazione

Inoltre, se ottenessimo una lisciva abbastanza concentrata per ricavarne un sapone, cioè a sufficienza per saponificare i grassi, essa sarà aggressiva quanto la soluzione contenente soda caustica, quindi, a quale scopo?

Torniamo al nostro sapone solido

L’indice di saponificazione è la quantità di idrossido di sodio che serve per saponificare un grammo dell’olio preso in esame. Ciascun olio ha un diverso indice. Esistono tabelle ed esistono siti on line che fanno il calcolo della formula completa descrivendoci anche se il sapone sarà molle o duro, come sarà la schiuma e se durerà nel tempo.

Lo sconto soda. Per i saponi finalizzati all’igiene personale si calcola sempre uno sconto soda, ovvero una percentuale di grassi non saponificati che resteranno liberi nel nostro sapone e che avranno una funzione addolcente sulla pelle, ovvero idratante e condizionante. Come abbiamo visto la soda e i grassi reagiscono nel processo di saponificazione che procede finchè uno dei componenti si esaurisce, la nostra formula deve prevedere che esaurisca prima la soda. Quindi il sapone prodotto con soda caustica non contiene più soda caustica. Lo sconto soda, ovvero la percentuale di grassi insaponificati, si aggira di solito attorno al 5-8%, se è troppo alto il rischio è che il sapone vada rancido in fretta, specialmente in presenza di oli insaturi.

Il solvente. Per avviare il processo ci serve un mezzo nel quale sciogliere l’idrossido di sodio poiché esso non è liposolubile. Di solito si utilizza l’acqua distillata perché contiene meno impurità, ma si può utilizzare un decotto di piante tintorie o succhi vegetali o ancora latte in tutte le sue forme. Per il latte e i succhi occorrono accorgimenti particolari dei quali parleremo poi.

Si possono usare anche decotti o tisane, ma i loro principi attivi difficilmente sopravvivranno al passaggio della soda, quindi fanno poesia ma sono un lavoro poco utile.

I succhi e il latte per poter essere utilizzati dovranno essere preventivamente congelati perché contenendo zuccheri fanno alzare troppo la temperatura della soluzione caustica producendo un colore caramellato, odori sgradevoli e rischio di ebollizione.

IMPORTANTE: Accorgimenti per maneggiare l’idrossido di sodio

Indossare guanti di gomma e non toccarla a mani nude, così come non è consigliabile toccare la pasta di sapone appena fatta perché è ancora attiva. Indossare occhiali di protezione e possibilmente una mascherina per non respirare i fumi prodotti.

Se lo utilizzerete con le dovute cautele ma senza paura non avrete problemi.

Gli oli e i grassi. Li possiamo dividere in due grandi gruppi oli saturi e insaturi. Poi ovviamente studiando si potrà meglio formulare un sapone tenendo conto del tipo di acidi grassi contenuti. Per il momento ci fermeremo a queste due divisioni. I saturi generalmente daranno un sapone duro e asciutto con una bella schiuma poco persistente, gli insaturi daranno un sapone molle con schiuma densa e durevole.

Fa eccezione l’olio di oliva che pur essendo mono insaturo produce un sapone asciutto e di bella consistenza, durevole, ma purtroppo poco schiumoso e un pochino “bavoso”.

L’ideale è quindi una miscela. Le più semplici prevedono olio di oliva, olio di cocco (saturo, sapone duro bella schiuma) e un po’ di olio di ricino (insaturo, sapone molle, schiuma ricca morbida e persistente).

Il sapone migliore per iniziare è il 100% oliva che è il classico dei classici.

Non consiglio di usare un olio extravergine di altissima qualità, perché a mio parere è sprecato. E’ sufficiente un olio di oliva o anche di sansa e oliva che ha il vantaggio oltretutto di dare un sapone chiaro, mentre da un extravergine otterremo un sapone tendente al verdino.

I coloranti. Ossidi e miche acquistabili online, biossido di titanio per un colore bianchissimo, in alternativa biossido di zinco o argilla bianca (bianco panna di varie tonalità).

Come colori naturali possiamo usare carbone vegetale per il  grigio e nero, se si esagera tinge anche di nero, curcuma per il giallo, paprica, cannella, the verde, cacao, spinaci frullati, concentrato di pomodoro, caffè, più o meno restano simili, indigofera tinctoria (hennè nero) darà un colore grigio blu, l’oleolito di radice di rumex darà un colore rosato. Non è detto che i colori di infusi di piante restino come in origine, spesso reagendo con la soda danno colorazioni dal fango al grigio. Quasi tutte le colorazioni naturali sono difficilmente prevedibili.

Stesso discorso per i coloranti alimentari. Il rosso e il giallo tengono abbastanza, ma il blu virerà miseramente verso il fango.

Le profumazioni. La saponificazione “mangia” le fragranze. Quindi vanno usati in abbondanza. Assicuratevi che tutte le fragranze siano per saponi perché in caso contrario potrebbero causare ammassamenti e cementificazione immediata.

Tutte, senza esclusione, le fragranze alla vaniglia o che la contengono, in poco tempo coloreranno il vostro sapone che virerà a tonalità scure, dal beige al marrone.

Il profumo degli oli essenziali agrumati sparirà in breve tempo. Se desiderate dare un odore agrumato meglio usare la litsea cubeba che profuma di agrumi ma non essendolo, ha un’ottima resa.

Anche gli oli essenziali di cannella, chiodi di garofano e spezie varie sono abbastanza resistenti.

Comunque prevedete che serviranno circa 10 ml (una bottiglietta) di olio essenziale come minimo per kg di grassi. On line si trovano oli di discreta qualità e prezzi bassi, tenete quelli di ottima qualità per altri usi.

Gli stampi. Si può usare pressochè tutto ed è divertente guardare con occhi diversi un contenitore che si stava per buttare. I più semplici da usare sono senza dubbio quelli di silicone che permettono di sformare senza fatica. Ma anche i tubi delle patatine, i cartoni del latte, i contenitori di plastica dei biscotti e tutto quello che vi viene in mente. Tenete conto che quando lo vorrete estrarre sarà solido e se il contenitore è di acciaio o plastica dura, ad esempio, e non è stato ricoperto di pellicola, acetato o altro non riuscirete facilmente. Il cartone del latte va tagliato e rotto per estrarne il sapone, mentre nel tubo delle patatine potreste mettere un foglio di acetato che vi aiuterà molto ad estrarlo.

Il laboratorio del piccolo saponificatore principiante prevede

  • Un tegame di acciaio inox di capacità almeno doppia alla quantità di sapone che vogliamo produrre
  • un altro tegame, una caraffa di pyrex o di plastica resistente alle alte temperature per la soluzione caustica
  • un frullatore ad immersione
  • spatola e cucchiai
  • bilancia
  • termometro a infrarossi o con sonda da immersione (anche molto economici)
  • guanti di gomma
  • occhiali di protezione (in ferramenta circa 2 euro)
  • mascherina 
  • vari stampi più o meno arrangiati per la creazione del sapone (questo è molto divertente)
  • oli essenziali e profumazioni varie (adatte ai saponi)
  • coloranti
  • ricetta

Procedimento

Consiglio il metodo a freddo che è il più semplice, il più utilizzato e quello che garantisce i risultati migliori. Per prima cosa leggiamo bene la ricetta e procuriamoci tutto il necessario.

  • Pesiamo l’acqua
  • pesiamo i grassi
  • indossiamo i dispositivi di protezione
  • pesiamo la soda

Posizionandoci possibilmente sopra ad un lavello o altra superficie non delicata (ovvero ricoperta da una tovaglia di plastica) versiamo l’idrossido dentro l’acqua (e non il contrario che potrebbe causare schizzi), mescoliamo con il cucchiaio finché è sciolto.

La nostra soluzione comincerà ad aumentare di temperatura raggiungendo circa i 90 gradi.

Lasciamo da parte. Pesiamo i nostri oli e grassi e scaldiamoli nella pentola (alcuni saranno da sciogliere) con molta attenzione perchè gli oli si scaldano molto velocemente e conservano a lungo il calore, quindi scaldiamo un poco, spegniamo e controlliamo.

Prepariamo tutti gli additivi.  Fragranze, oli essenziali, coloranti etc.

Se utilizziamo colori in polvere come miche e ultramarini o anche polveri organiche come carbone vegetale, curcuma, cannella etc. sciogliamoli preventivamente in contenitori separati. Quelli solubili in acqua come le miche, gli ossidi e gli ultramarini li sciogliamo già con un cucchiaio di acqua distillata, verificando che non restino grumi. In ogni caso quando si versano nel sapone meglio usare un colino.

Gli oli essenziali li misceleremo con un cucchiaino di amido di riso o mais che aiutano a fissare il profumo.

Prepariamo i nostri stampi.

Ogni tanto controlliamo le temperature di soluzione caustica e oli, dovranno raggiungere entrambe la temperatura di 43/50°. Si può agire solo sulla temperatura degli oli, scaldando e raffreddando in modo che raggiungano la temperatura necessaria in tempo.

Quando le temperature sono nel range indicato versate la soluzione caustica negli oli e mescolate con la spatola. Poi iniziate a frullare con il frullatore ad immersione. Vedremo che inizierà a sbiancare. E questo è il momento magico quello che adoro, in cui il composto comincia ad odorare di sapone!  A seconda degli oli impiegati occorrerà più o meno tempo, quindi se ci dovesse volee un po’ fate delle pause e mescolate a mano per non surriscaldare il frullatore. Dovremo raggiungere quello che in gergo si chiama “nastro” cioè un impasto denso come una crema pasticcera di colore giallino che, sollevando il frullatore, dovrà “scrivere” cioè ricadere in un filo continuo e restare un pò sulla superficie. Questa è una regola generale, vedremo poi che per particolari lavorazioni è bene tenere un nastro leggero per avere il tempo di fare le decorazioni.

A questo punto siamo pronti ad inserire i nostri additivi, frullando brevemente dopo ogni aggiunta.

Versiamo il sapone in uno o più stampi che poi batteremo su un piano di lavoro per eliminare eventuali bolle d’aria imprigionata nella pasta di sapone, copriamo con pellicola trasparente e con coperte o panni e lo lasciamo in pace per 24h.

In questo lasso di tempo si completerà il processo di saponificazione attraversando la cosiddetta fase gel, durante la quale, se potessimo vederlo (ma non andremo a sbirciare!!!!), noteremmo che diventa traslucido per poi diventare opaco e solido. La temperatura aumenterà molto e noi dovremo fare in modo che il calore non si disperda troppo in fretta, solandolo con panni e coperte. Questo garantirà una buona saponificazione e un sapone che solidificherà in fretta.

Dopo 24 h il sapone generalmente è pronto per essere sformato. Lo faremo indossando i guanti perché è ancora aggressivo. Ora è pronto per la stagionatura che dovrà essere di almeno 4 settimane (tranne il tutto oliva che ne richiederà 6). Lo so che sarà dura coi primi saponi attendere, ma è necessario per ottenere un buon prodotto. Se state pensando di farne regali per Natale o altre ricorrenze iniziate a lavorarci a settembre /ottobre.

Lo lasceremo in un luogo possibilmente ventilato come uno scaffale, o in cassette aperte, non in scatole chiuse, affinché possa asciugarsi e seccarsi. Questo garantirà un buon prodotto che non si scioglierà troppo velocemente a contatto con l’acqua.

Se dopo 24h dovesse essere ancora morbido lasciamolo altre 24 e se trascorse anche queste ancora avessimo problemi, possiamo congelarlo per qualche ora rendendolo abbastanza solido da sformarlo.

Fare il sapone è un’attività che darà tante soddisfazioni e farà venire voglia di sperimentare nuove tecniche, colorazioni e decorazioni.

on line si trovano molte risorse sui saponi, e su facebook diversi gruppi

https://calc.mendrulandia.es/?lg=it questa è una comoda calcolatrice per la saponificazione

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