Che razza di regalo di compleanno!
Col morale sotto i piedi osservavo il foglietto colorato che avevo in mano mentre la fila avanzava lentamente. Non capivo che diavolo fosse venuto in mente a Paola per indurla a regalarmi una cosa simile! Lo aveva accompagnato con un bel sorriso dolce, come solo lei sapeva fare, di quelli che la illuminavano dall’interno e che mi facevano pensare che se esistevano persone come lei allora il mondo non era un posto di merda. Un buono per questo baraccone allucinante “Soddisfiamo tutti i tuoi desideri”, che presa in giro, oh non credo proprio.
Intanto ero arrivata davanti al banco dove una graziosa bruna, al massimo ventenne, che sembrava uscita dalla copertina di un rotocalco, dotata di un sorriso a trentadue denti stampato perennemente sulle labbra, aveva preso il mio buono e mentre lo metteva in una vaschetta insieme ad altri mi consegnava una tessera magnetica “Questa è la tessera che dovrà inserire nel selettore, poi segua le istruzioni, è molto semplice, faccia la sua scelta e ci clicchi sopra, così la carica sulla tessera. Sullo schermo le apparirà il luogo dove si dovrà recare. Buon divertimento!”
Aha, ricevuto tesoro!
Mi diressi verso la sala dei selettori. Mi avvicinai ad uno libero e inserii la tessera. Subito lo schermo si illuminò e mi salutò “benvenuta Marta”. Le lettere spiccavano allegre sullo sfondo arancio. Arancio era il colore rilassante, lo aveva scoperto una recente indagine a livello globale e tutti si dovevano adeguare, così ti ritrovavi l’arancio per ogni dove. Nei posti più stupidi. Come questo. Con un sospiro cominciai a scorrere l’elenco delle possibilità:
– serata col tuo attore preferito – no grazie
– essere famosa per un giorno – nemmeno, che me faccio? E gli altri giorni?
– essere l’eroina del tuo romanzo preferito – e quale sceglierei? Kay Scarpetta che squarta cadaveri? Noooooo
Scorsi le varie possibilità e cominciavo a sentirmi davvero dannatamente scoraggiata quando lessi “serata con fantasmi”. Questo mi incuriosiva… ma che sciocchezza…. eppure…. andai ancora giù nell’elenco guardando le altre possibilità, poi tornai su decisa e cliccai. Apparve la schermata “hai scelto serata con fantasmi. cliccare per confermare”. Prima di ripensarci cliccai. Il programma caricò la mia scelta sulla carta e mi apparve la scritta “recarsi in via dei Portici al n. 41” e “non dimenticate di compilare il questionario finale. Soddisfatti o rimborsati!”. Misi via la carta, da quel momento fino al rientro alla sede non ne avrei avuto più bisogno.
Intanto aveva iniziato a piovere e, naturalmente, non avevo ombrello così feci una corsa fino all’auto parcheggiata poco lontano. Il pomeriggio volgeva alla fine e incombeva la serata. La luce stava sparendo velocemente inghiottita anche dalle nubi e dalla pioggia. I lampioni si stavano accendendo e brillavano riflessi sull’asfalto reso lucido dall’acqua.
Raggiunsi l’indirizzo indicato e parcheggiai lungo la strada. Mi avvicinai alla casa. Era bianca, a due piani, con un giardino poco curato sul davanti. “sarebbe questa la casa dei fantasmi? che aspetto banale!” pensai.
Cercai il campanello quasi aspettandomi di leggere “Addams” e lo pigiai ma non accadde nulla, nemmeno Learch che tuonasse “chiamato”.
Allora provai ad aprire il cancelletto che cedette senza difficoltà. Esitante camminai sul vialetto fatto di piastre di ghiaia lavata leggermente sconnesse e a tratti spezzate. Stavo attenta a dove mettevo i piedi perché la penombra rendeva tutto più pericoloso e ci mancava pure che mi rompessi una gamba!
Dalle finestre non usciva luce e cominciavo a chiedermi se non avessi sbagliato qualcosa quando da dietro la casa apparve la sagoma di uomo che camminava verso di me. “Buonasera, la stavamo aspettando, la faccio entrare da dietro perché la porta davanti è rotta da un sacco di tempo e non la utilizziamo”. Ecco cominciamo bene, pensai, neanche la manutenzione. Avrei potuto essere in un bar a scolarmi un margarita o un martini bello secco con le mie amiche e invece ero qua, con uno sconosciuto…. a far cosa ?
Vabbè, vabbè, per lo meno il tizio non era male, anzi proprio per niente a guardarci bene. Ben piazzato, alto, capelli brizzolati, faccia da schiaffi. Mmmhhhm forse poteva andar meglio di quel che pensavo!
Mi fece strada verso un portico poi mi aprì una porta “entri prego” . Dentro era buio, l’unica illuminazione erano i lampioni esterni che non dissipavano l’oscurità. Si affrettò a chiarire “mi spiace, è saltata la luce per il maltempo” . “strano – pensai- , per strada i lampioni sono accesi” , non dissi nulla perché forse era solo la scenografia per la serata di fantasmi e… “booo!…. paura!” , mah.
Perplessa mi guardai attorno, la stanza si vedeva davvero poco, nella penombra sembrava un arredamento un po’ vecchiotto, di quelli che troveresti a casa di una vecchia zia. Mentre mi stavo ancora guardando attorno, l’uomo chiuse la porta e proprio in quell’attimo tornò la luce prendendomi così alla sprovvista, che feci un sobbalzo. In quel momento dalla cucina entrò una donna con jeans e una camicia da uomo sopra, a piedi scalzi, “buonasera e benvenuta! meno male che è tornata la luce!”. I capelli erano castani e il viso interessante, con labbra piene e occhi verdi. Accidenti, mi ero quasi affezionata all’idea di flirtare un po’ con il tipo e invece salta fuori una donna! In quel momento lui da dietro di me si avvicinò alla donna e la baciò sulla guancia. Poi guardò me e disse “ora che ci vediamo mi presento: io sono Giovanni Operchi e lei è mia sorella Nina” – sorella!!! ha detto sorella ! Yeahhh……- improvvisamente la trovai più simpatica.
“piacere Marta Francesi” e ci stringemmo la mano. “io sono qui per…” Giovanni non mi lasciò finire “si, si, siamo informati” . Si sieda prego, le posso offrire qualcosa da bere?” “ma si, perché no? un bicchiere di vino rosso lo prenderei volentieri, grazie”
mentre i due sparivano in un’altra stanza mi guardai attorno. I mobili che mi erano sembrati vecchiotti nella penombra, in realtà erano piuttosto moderni e di buon gusto, tutti giocati sui colori bianco e nero con qualche nota di arancione (eccolo pure qua) a ravvivare. Mi sedetti su un divano comodo e non dovetti attendere a lungo perché arrivarono con un vassoio con bicchieri, bottiglia e qualcosa da mettere sotto i denti. Versarono il vino e mi servirono “stiamo aspettando altri ospiti per la cena che sarà pronta per le 20,00”. – ah, meglio così.- Un paio di sorsi di vino e mi sentii molto meglio, l’umidità e il freddo sembravano essersene andati e l’imbarazzo pure. Conversammo piacevolmente e scoprii che i due fratelli lavoravano insieme ed erano piuttosto legati. Lei era stata sposata ed ora era separata, aveva anche una bambina che era al momento col padre. Giovanni invece non si era mai sposato anche se aveva avuto un lungo periodi di convivenza in passato. Ottimo. Ora lavoravano insieme nell’agenzia di pratiche auto che era stata dei genitori e che gestivano.
Finora tutto bene. Ma fantasmi zero. Magari però i fantasmi apparivano solo dopo un certo orario, oppure serviva una seduta spiritica di quelle che fan volare i tavoli e apparire mazzi di fiori appassiti. Fa niente, intanto cercavo di essere brillante e piacevole con Giovanni che appariva sempre più interessante.
Sentimmo bussare alla porta e arrivarono gli altri ospiti. Erano tre persone e, a quanto pare, invitati dai proprietari e non ospiti inviati dall’agenzia. C’erano una donna e due uomini che si presentarono come amici. Intanto ero al terzo bicchiere a stomaco vuoto e iniziavo a sentire la testa decisamente leggera. Nina disse che la cena era pronta e potevamo accomodarci. Mi alzai e barcollai un momento, ma prontamente Giovanni mi sorresse. Ci dirigemmo in sala da pranzo e ci accomodammo, venne servita la cena che si rivelò piuttosto buona così come la conversazione. Il mio bicchiere era sempre pieno e dalle parti del dessert persi il conto dei rabbocchi. Forse mi stavo comportando non proprio assennatamente, ma cavolo, era il mio regalo di compleanno e se non vedevo fantasmi almeno mi sarei divertita!
Ad un certo punto si spense la luce nella mia testa e probabilmente qualche anima buona mi stese sul divano dove credo che ronfai poco dignitosamente.
Mi svegliai al mattino stranita chiedendomi dove diavolo fossi. Quando ricordai mi tirai su di colpo. -Oh che figura da cretina ho fatto! – pensai – mi devo proprio scusare-. Mi guardai attorno e realizzai che non ero nella stessa casa, era tutto diverso, i mobili erano vecchi, di quelli in voga negli anni ’60, c’era polvere ovunque e le finestre erano chiuse, solo qualche spiraglio di luce entrava. Mi alzai e cercai di capire dov’ero. Entrai in un’altra stanza simile ma non c’era nessuno. Chiamai e nessuno rispose. Cominciavo ad innervosirmi e a pensare che ero stata presa in giro ben bene e scaricata chissà dove.
Girando trovai l’ingresso e aprii la porta. Guardai fuori e vidi la mia auto parcheggiata dove l’avevo lasciata. Vidi il vialetto con le pietre sconnesse, mi girai verso la casa… pareva proprio quella della sera prima.
Rientrai e girai all’interno finchè trovai l’uscita posteriore… e sì , pareva proprio lei, ma durante la notte una squadra di operai doveva aver cambiato i mobili, gli infissi e … tutto.
Decisa a tornare all’agenzia a protestare per il trattamento presi la borsa e uscii dalla casa. Uscii dal cancelletto come una furia e finii addosso ad una donna che passava. “mi perdoni” dissi. Lei mi guardò stupita e chiese a sua volta “è la nuova proprietaria?” “no” dissi io “è una faccenda un poco complicata, ero ospite qui ma è tutto un po strano…” lei strabuzzò gli occhi “ospite? …Di chi? Questa casa è disabitata da ormai dieci anni!”
“disabitata? No, si sbaglia ero qui con Giovanni e Nina Operchi e…” “Giovanni e Nina? Non mi prenda in giro, guardi non voglio farmi gli affari suoi, se non vuole dire niente è nel suo diritto” e si girò per andarsene. Io la rincorsi e le chiesi perché aveva reagito così. Mi guardava sempre più confusa “beh in questa casa non vive nessuno da dieci anni come le dicevo, da quando Giulio Operchi è morto. Era solo da tanto tempo, la moglie era morta di crepacuore dopo il terribile incidente in cui morirono i figli Giovanni e Nina diciotto anni fa.” Restai di sasso. “Come morti?” “si, un grave incidente d’auto, erano insieme i due fratelli, come spesso accadeva, davvero inseparabili quei due. Lei era graziosa e aveva una figlia che si trasferì col padre lontano, in Francia mi pare, ma ora è grande sicuramente. Giovanni era proprio un gran bell’uomo, andavamo a scuola insieme da bambini, sa? Dopo la morte del padre Giulio la casa è rimasta vuota e lo è ancora, in attesa che gli eredi decidano che farne”. “Non è possibile, io ho cenato con loro ieri sera!” replicai. Mi guardò incerta cercando di capire se parlavo seriamente. “Senta, non so dove voglia arrivare, ma so bene di cosa parlo, vede, io abito lì” e indicò la casa accanto, separata da un muro e da una siepe. Ero basita. “posso sapere come è successo?” “cosa, l’incidente?” annuii “erano in auto e stavano tornando a casa quando furono investiti da un’altra auto ad un incrocio, sull’altra auto c’erano due uomini e una donna, morirono tutti. I giornali ne parlarono molto per qualche giorno.
Senta, se decide di comprare casa mi fa piacere, vorrei venisse qualcuno ad abitare qui, sa, non rida di me, ma a volte trovo questa casa un po’ spettrale, di notte addirittura sembra di sentire dei rumori….si, son sciocchezze, credo abbia solo bisogno di nuova vita! Ora devo andare, le auguro buona giornata” e se ne andò mentre io restai lì incapace di profferire verbo a chiedermi quanto diavolo potevo aver bevuto la sera prima.