
L’anno solare è scandito nel nostro calendario da giorni, settimane lavorative, mesi… tra scadenze e fretta, ma c’è anche un altro calendario che misura il tempo, è la ruota dell’anno che scandisce invece i periodi legati alle stagioni e agli eventi astrologici e, quindi, anche a quello che fino a poco tempo fa costituiva la differenza tra la vita e la morte: il raccolto.
Nelle civiltà contadine, o comunque più a contatto con la terra, questo sentimento di morte e rinascita era molto più forte perché quotidianamente sotto gli occhi di tutti.
Le persone che vivevano in campagna fino a poco tempo fa sapevano che tempo avrebbe fatto perché interpretavano la posizione della luna, del sole, il livello di umidità e tutta una serie di segnali.
Noi viviamo lontano da tutto questo, presi in giochi di potere o in lotte per la sopravvivenza, ne siamo così inconsapevoli che alla fine abbiamo staccato il cordone ombelicale con la madre terra. Entriamo nel supermercato con le luci soffuse e troviamo qualunque ortaggio o frutta in ogni momento e ci pare naturale, abbiamo dimenticato la stagionalità e ci illudiamo di essere in cima alla catena alimentare e che tutto ci sarà consentito grazie ad un non meglio definito progresso.
Sarebbe molto sano riprendere il nostro contatto con la natura, che non è solo la gita in campagna o il gattino, è anche la puzza che ci ricorda che siamo vivi e dovremmo fare del nostro meglio per vivere.
Ben vengano allora le ricorrenze che ci riportano ai ritmi naturali della terra. Mentre viviamo con l’illusione che il nostro tempo proceda in modo lineare, con un inizio e una fine, la ruota ci racconta una storia diversa. “Ruota” fa già capire che non parliamo di tempo lineare, ma circolare, un concetto che stiamo riscoprendo. Il tempo che ritorna in morbidi cerchi femminili. Ogni stagione ha un suo significato e nessuna è cattiva o buona, questi sono solo attribuzioni umane, esse sono destinate a succedersi continuamente e a rimanere in equilibrio. Luce buio, caldo freddo, estate inverno. Si succedono e si compensano ognuna prevale per un po’ ma poi è destinata a lasciare il posto alla successiva
La ruota dell’anno è rappresentata da un cerchio suddiviso in raggi e ciascuno di essi è una tappa dell’anno, le festività erano originariamente pagane, curiosamente simili per molti popoli. Queste tradizioni, molte delle quali ci appartengono sono state col tempo abbandonate alla stregua di superstizioni. Ma se ci avviciniamo percepiamo una forza diversa, sono archetipi che hanno guidato l’uomo per tanto tempo e che vorrei in qualche modo raccontare.
L’anno inizia a Samaihn il 31 ottobre, per gli anglossassoni Halloween. Poi andiamo verso Yule, il solstizio d’inverno, attorno al 21 dicembre, quando le ore di luce sono al minimo. Alla data del solstizio, nella tradizione, il sole si ferma fino al 24, da quella data in poi ricomincia ad aumentare impercettibilmente la luce. Poi c’è Imbolc, da noi si festeggiava la candelora, il 2 febbraio, una piccola vittoria contro l’inverno nella speranza di vederlo presto sconfitto. Il 21 marzo c’è Ostara, nella data dell’equinozio, quando la terra dà segni di risveglio, per poi andare a Beltane il primo maggio. All’opposto di Yule c’è Litha, il solstizio d’estate, l’altro piatto di una immaginaria bilancia, in cui il sole, ora al massimo fulgore, il 21 giugno si ferma nuovamente fino al 24 (San Giovanni) per poi iniziare a cedere verso il buio. Il 2 agosto si festeggia Llammas (o Lughnasadt) il primo raccolto e poi il 21 settembre l’equinozio d’autunno, per ringraziare del raccolto.. Ma la ruota non si ferma e continua a girare verso Yule nuovamente. La ruota è il tempo, è la certezza che nulla dura sempre, non la gioia, ma neanche i dolori e l’infelicità tutto è in un continuo ciclo, ciò che era è ciò che sarà. Ciò che è sopra è come ciò che è sotto. Come il Karma. Può ricordare l’omonimo arcano dei tarocchi con le sue figure elementari a sorvegliare questo eterno movimento.
Non sono invenzioni moderne, né sono legate a qualche religione particolare o peggio setta, è vero piuttosto che cominciamo ad avere la necessità come uomini moderni di fare un passo indietro e riprendere il rispetto di ciò che ci circonda, di riscoprire la meraviglia del creato, di commuoverci davanti al miracolo che va in scena tutto attorno a noi mentre non ci facciamo caso, di ritrovare la meraviglia per l’insondabile. Consapevolezza è la parola. Riprendere contatto con noi stessi e con il mondo naturale, ricominciare a sentirlo, essere coscienti di far parte del tutto. Per non comportarci solo da predoni. Per re-imparare chi siamo.
Quando abbiamo creduto di essere troppo evoluti o civilizzati ce ne siamo dimenticati.
Samhain
Yule
Ostara
Beltane
Litha
Llammas