
Fra i rituali di primavera ce n’è uno che si celebra in Romagna tra la fine di febbraio e i primi di marzo (tre giorni prima e tre dopo) si chiama lom a merz, letteralmente (fare) lume a marzo, che significa fare strada, illuminare la via al mese di marzo.
I lumi sono i fuochi e i falò che vengono accesi nei campi e sugli argini dei fiumi utilizzando i resti delle potature e i rami secchi. I fuochi vengono accesi al tramonto e durano per molte ore, anche tutta la notte, come a simulare l’allungamento delle giornate che presto si paleserà. La tradizione nasceva nelle civiltà rurali per propiziare l’arrivo della primavera, allontanare il freddo e la malasorte perché i campi potessero ricominciare a produrre il nuovo raccolto dal quale dipendeva la sopravvivenza. Un rito simbolico e magico. L’occasione era lieta e si ballava, cantava, si mangiava e beveva attorno alle “fugaren”.
Posta dopo la Candelora/Imbolc è un’altra celebrazione della luce che conduce all’equinozio di primavera (Ostara) con l’inizio ufficiale della bella stagione.
La sua origine si può rintracciare nelle numerose feste della luce tradizionali celtiche che abbiamo ereditato dalla dominazione avvenuta nel 350 a.C..
Proprio qui, nella pianura padana, il popolo celtico stanziò più a lungo che in altre zone d’Italia e quando vennero sconfitti dai romani restarono ancora perché questi ultimi, per loro politica, permettevano una pacifica convivenza di genti e tradizioni, senza sradicarle.
Dei Celti ci restano diverse usanze, tradizioni e miti (oltre che tracce notevoli nel dialetto) e forse anche quella parte più “oscura” e misteriosa dell’anima romagnola ben descritta nei libri di Eraldo Baldini e lontana dall’immagine solare delle spiagge.
I lom a merz per un lungo periodo sono stati dimenticati ma per fortuna negli ultimi anni si è effettuata un’inversione di tendenza e ora in quasi tutti i paesi e città romagnole si organizzano fuochi e festeggiamenti facendo un’opera di recupero delle tradizioni. Lungo gli argini del Lamone, su entrambe le sponde se il tempo è propizio, si accendono i fuochi in sequenza e scatta una sorta di gara di fuochi. Si bruciano pupazzi come effigi dell’inverno, si ascolta musica tra cibo e bevande, riscaldandosi al fuoco.